Premio Strega 2018: il mondo editoriale parla maschile

Ce la farà una donna quest’anno a vincere lo Strega? Fra i finalisti la parità sembra apparentemente rispettata. Ma si tratta di illusione? Speriamo di no. In settantuno edizioni dello Strega hanno...

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Ce la farà una donna quest’anno a vincere lo Strega?

Fra i finalisti la parità sembra apparentemente rispettata. Ma si tratta di illusione? Speriamo di no. In settantuno edizioni dello Strega hanno vinto solo dieci donne. L’ultima fu Melania Mazzucco nel 2003 con Vita (Rizzoli), bel romanzo ma che si può facilmente dimenticare.

Tutto questo induce una riflessione: il lettore medio è donna e le donne amano leggere di donne, eroine o grandi sconfitte, ma donne. Se a questo si aggiunge che il lettore maschile non legge se non in percentuale bassissima romanzi femminili non si comprende come mai vincano sempre o quasi autori maschili.

Quest’anno ci sono scrittrici straordinarie come Sandra Petrignani che commuove quando parla al femminile, e la bravissima Lia Levi con Questa sera è già domani (e/o) ambientato nell’Italia delle leggi razziali.

Ribellione ai pregiudizi, all’emarginazione, al diverso pur di additarlo, sono alcuni dei temi che attraversano i bei romanzi in finale.

Sono tutte donne libere quelle che allo Strega quest’anno parlano di donne, altrettanto eroine e indipendenti e forse proprio questo spaventa e non fa vincere facile: la cultura maschilista deve sempre avere l’ultima, triste parola.

 

Benedetta Reverberi