Il ventre di Napoli è una cronaca “di tenerezza, di pietà e di tristezza”, scritta in tre momenti diversi.
La prima parte, Vent’anni fa, risale al 1884. È il racconto delle conseguenze provocate dall’epidemia di colera che colpì la città alla fine dell’Ottocento. La capacità del “popolo napoletano” è proprio quella di sopravvivere, nonostante le numerose avversità, alla morte, alla sporcizia, al degrado.
La seconda parte è del 1903. Il Governo Depretis aveva dato avvio allo sventramento delle zone più malfamate della città, ma la nuova Napoli non era altro che una quinta infingarda, “un paravento” a copertura del “luridume rancido e puzzolente”.
La terza parte del 1905 è un augurio “nostalgico e triste” che “un ideale di giustizia e di pietà” intervenga a risollevare il “popolo napoletano”.

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